Il vil denaro non guarda in faccia il cuore, la passione, la storia. Ogni anno ormai l'estate italiana ci presenta il conto delle squadre in difficoltà economica e, molto spesso, ne cancella alcune dalla scena del basket giocato; e non importa che siano formazioni giovani o ex-rampanti, che abbiano vinto scudetti e coppe europee, che siano farcite di grandi o prossimi campioni. Nel 2004 fu la volta di Messina e Trieste, ma quest'anno le spire del portafoglio hanno soffocato nientemeno che la Scavolini Pesaro: 58 anni di storia di cui quasi 30 con lo stesso sponsor, due scudetti, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe ed un numero infinito di personaggi gloriosi tra le sue fila, che non basterebbe un libro solo per elencarli.
Questa Scavolini, orgoglio e cuore del basket marchigiano non farà più parte del basket della massima serie, avendo rinunciato all'iscrizione al campionato di Serie A per non essere riuscita a fornire le garanzie minime per l'ammissione al prossimo anno sportivo.
Si sono verificate molte similitudini con il caso di due anni fa della Virtus Bologna, anche se l'uscita del club pesarese ha destato meno clamore, grazie anche alla classe ed alla dignità dei rappresentanti (tranne uno) biancorossi. Primo tra tutti Valter Scavolini, il fondatore del mito, che non ha voluto perdere tempo con le battaglie legali e politiche per uno sterile tentativo di riammissione, ed ha allacciato i contatti per la fusione con l'altra formazione di Pesaro (la Spar) per disputare assieme il campionato di Serie B.
Anche l'operato del Sindaco di Pesaro, in rappresentanza anche della voce, della cultura e della tradizione della sua città per questo sport, ha concentrato i propri sforzi nel convincere e sostenere anche con un contributo in danaro, il proprietario Amadio a ripianare i debiti (con i creditori e con il fisco) e presentare il minimo per la riaffiliazione. Ma Amadio non ha voluto sentire ragioni, e la bandiera bianca è stata alzata ben prima del termine massimo stabilito dalla FederBasket.
Dicevamo delle vicissitudini molto simili a quelle della Virtus Bologna, eccone nuovi esempi: una stagione molto impegnativa sul doppio fronte Campionato-Euroleague con una squadra sulla carta molto valida tecnicamente, ma con notevoli problemi fisici e qualche disgregazione caratteriale che non ha certo facilitato il superamento delle situazioni più delicate. In una piazza molto accesa e partecipe non sono mancate le polemiche che hanno portato al divorzio prima con coach Melillo, poi con Djordjevic, scatenato gli screzi mediatici tra tifosi e proprietà, e l'infelice accoglienza al nuovo tecnico Marco Crespi. Sulla bilancia dei risultati sono stati messi due pesi diversi: quello del campionato in cui non sono stati centrati gli obiettivi minimi della partecipazione alle Final8 di Coppa Italia ed ai playoffs, quello più esaltante dell'Euroleague in cui la Scavolini è stata la più degna rappresentante italiana, eliminata nei quarti di finale dal Maccabi TelAviv dopo aver escluso dalle fasi calde nientemeno che il Real Madrid ed il Barcelona.
La gente ha comunque continuato a riempire il BPA Palas, uno degli impianti più belli d'Italia e che ora sarà destinato alla Serie B. La gente resterà, i giocatori no; gli americani Penn, Postell e Charles Smith avevano già esaurito il proprio contratto annuale, Marko Milic ha dato una lezione di correttezza uscendo dall'accordo in anticipo per non pesare sulle casse societarie ma non è servito, e da poco ha trovato casa alla Virtus Bologna. Il lungo finlandese Mottola si è come altri trasferito in Russia, mentre Scarone rivestirà la maglia di Rimini in Legadue, mentre il prospetto Tomas Ress è stato tra gli uomini più dibattuto del mercato ed è finito alla Fortitudo Bologna. Restano a disposizione altri ottimi giocatori come Malaventura, Frosini, Rannikko ed i rientri dai prestiti Flamini, Cinciarini e...Marquinhos de Souza. Chissà quale sarà il futuro del talento di Santa Caterina? Lui nella nuova Scavolini ci stava proprio bene, ora il suo contratto pluriennale è diventato un capestro. Si dice che possa attraversare l'Adriatico ed approdare all'Olimpia Lubiana, ma è difficile che in Italia si torni ad investire su di lui. Pesaro era anche una società coraggiosa per i giovani, un tesoro del basket italiano sprecato per soldi, per ripicca, per mancanza di cuore.